Il significato romantico della parola target l’ho scoperto all’Etsy Made in Italy

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Sabato e domenica 1 e 2 dicembre ho partecipato all’Etsy Made in Italy al Lanificio a Roma.

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Chi mi conosce lo sa, sono molto timida e prendere parte a eventi e fiere dal vivo mi mette sempre un po’ in agitazione. Nonostante tanti anni di lavoro col pubblico in libreria, non so mai se riuscirò a spiccicare parola, se riuscirò ad esprimermi al meglio e la tentazione di restare al riparo della mia bottega è forte. Poi invece mi faccio coraggio e abbandono la mia comfort zone ed ecco che avviene la magia.

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Spesso quando si apre un’attività imprenditoriale in proprio, che sia piccola o grande, si sente parlare del “target”. È una parola che a me non piace perché ha qualcosa di militaresco, come un obiettivo da colpire. Quindi io, che sono romantica, preferirei usare il termine “pubblico” ma tant’è

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Fatto sta che uno dei più difficili risultati da raggiungere quando si produce qualcosa, creativo o meno che sia, è quello di incontrare il proprio “target” ossia le persone a cui ti rivolgi, con cui cerchi di dialogare e che hai sempre nel cuore qualsiasi cosa tu faccia, pur non conoscendole davvero.

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Ogni volta che mi metto a cucire un quaderno o a preparare un set di carte da lettera o a disegnare per un nuovo timbro, cerco di immaginarmi la ragazza che scriverà su quelle pagine, la donna che manderà una lettera alla sua migliore amica, la figlia che sceglierà quel disegno per regalarlo al suo papà… ma immaginare è una cosa e avere davanti è un’altra.

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E, devo dire la verità, all’Etsy Made in Italy al Lanificio ho avuto la più grande occasione che si possa immaginare: incontrare dal vivo il mio target. Stringergli la mano, scambiare preziose parole e farsi caldi sorrisi. Che fossero mamme che sceglievano quaderni per le figlie, o ragazze che compravano sketchbook per le amiche disegnatrici, amanti della natura che desideravano quaderni in carta piantabile o appassionate di letteratura che sceglievano il ritratto di Emily Dickinson o Virginia Woolf… insomma tutte le persone che sono passate dal mio piccolo banco di cartoleria artigianale erano davvero interessate a quello che faccio in bottega tutti i giorni.

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Il merito va di sicuro al duo di Fabric Up, che ha organizzato l’evento. Claudia e sua madre Nadia sono state impeccabili padrone di casa ma soprattutto sono riuscite a comunicare perfettamente la passione che c’è dietro al lavoro degli artigiani che hanno partecipato e il pubblico che è intervenuto numerosissimo aveva davvero interesse per la qualità degli espositori e per l’evento in sé. Un’esperienza impagabile, da ripetere assolutamente.

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Sentirsi dire: “Sei LaTuaMomis? Ti seguo su Instagram e non vedevo l’ora di osservare le tue creazioni dal vivo”, mi ha lasciata senza parole. Mi scuso con le persone a cui non ho saputo rispondere. Ero impietrita dall’emozione. Incontrare le persone che ti seguono tutti i giorni non è cosa da poco. Ti fa sentire davvero parte di qualcosa e dà un senso al tuo lavoro, e alle fatiche che comporta.

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E cosa dire del networking? Le artigiane che erano in fiera erano splendide. Ognuna con la sua particolarità, ognuna con la passione negli occhi e nelle mani. Che dire degli splendidi gioielli de Il lato creativo o delle serigrafie di Mynameisbri o della cartoleria artigianale di NunaPaper o delle collane intrecciate a mano da Imma-Art Design?E potrei andare avanti a lungo… Tutte, tutte bellissime le espositrici scelte per questo evento. Parlare con loro è stato come guardarsi allo specchio. Uscire fuori dal laboratorio e incontrarsi scambiandosi saperi ed emozioni.

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Uscire dalla comfort zone mette paura è vero, ma ti ripaga del tutto.

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Adesso, mentre mi rimetto al lavoro per progettare nuovi prodotti e disegnare nuove stampe da intagliare, terrò ben presenti in mente i vostri volti, i vostri sorrisi e le vostre voci.

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Grazie mille a tutti voi che siete passati al mio stand e… al prossimo evento!

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